Anno 5 - N. 15/ 2006


IL COSMO tra le mani

Il gusto raffinato si concretizza nel “perfetto” in cui il cerchio si ripropone e diventa struttura architettonica e in cui lo spazio è realisticamente organizzato.

di  Rosanna Veronesi



La sfera armillare, antiporta de LA SIBILLA CELESTE

Giacomo Giuseppe Avondo

Torino, Archivio Storico (collezione Simenon, F 129)

Architetti come il Palladio; il Brunelleschi o il Bramante manifestano questo sentimento, attraverso il loro costante pensiero e che coerentemente rappresentò il desiderio di rigore e di perfezione.
Mentre uomini di scienza vollero divinizzare questa entità sconosciuta, focalizzando osservazioni attraverso l’astronomia; ricercando nuovi pianeti, calcolando l’ora e le posizioni stesse rilevate dalla terra e dal mare. E con tale impulso diedero vita ai cannocchiali, agli orologi, agli astrolabi.
Hans Lippershey (occhialaio olandese) si presume brevettò il primo cannocchiale; che poi arrivò in Italia e venne sperimentato da Galileo Galilei, docente in Padova all’inizio del ‘600, il quale a sua volta lo perfezionò mettendo in discussione le vecchie concezioni astronomiche.
È risaputo che Galileo fu scomunicato e messo all’indice ma dalle sue osservazioni nacquero e vennero sviluppati i più moderni cannocchiali.

Gli astronomi usavano modelli che proponevano la sfera celeste per meglio comprendere e risolvere i problemi di tipo matematico relazionati dall’astronomia; tempi in cui la trigonometria sferica era appena nata o non esisteva e in quasi tutte le iconografie classiche antiche è rappresentato un mappamondo vuoto e mobile e strumento di calcolo ossia “la sfera armillare”.

I primi astrolabi greci risalgono circa al 150 d.C. Gli arabi li perfezionarono in forma sferica, ma la forma più nota è quella costituita dall’astrolabio piano la cui funzione serve a determinare l’altezza del sole e i più disparati problemi astronomici.
Gli arabi vennero stimolati anche da motivi religiosi in quanto con questo strumento si poteva cogliere l’esatta ora della preghiera.
Dalla Spagna e sotto la dominazione araba, l’astrolabio si diffuse in tutta Europa; è calcolabile il suo massimo fulgore tra il XIII e il XVI secolo.
L’astrolabio è tra gli strumenti più interessanti del passato, è un vero capolavoro dove il cielo è visibile in un dato punto; in cui sono riportate le posizioni delle stelle.
È composto da dischi ruotanti cosparsi di cerchi e cuspidi.

Le stelle e la posizione del Sole durante le stagioni sono riportate sul disco che, ruotando, rappresenta la volta celeste in un dato giorno, ora o minuto e dell’anno.
Dallo strumento è facile rilevare quali astri siano visibili al tramonto o all’alba.

Indispensabile strumento di lavoro per astronomi, marinai e studiosi, deve il suo consenso all’aspetto estetico che si confermò nel tempo con esemplari di rara fattura e bellezza, realizzati da abili incisori e decoratori, con metalli preziosi e pietre di valore inestimabile.
Grazie a tali caratteristiche arricchirono preziose collezioni di principi e di nobili che si vantavano di possederli ma che spesso non erano in grado di usarli.

La proiezione stereografica è composta da un cerchio minore e un cerchio massimo.
Nella proiezione stereografia si assume come quadro il piano del’Equatore Celeste e come punto di vista il Polo Sud.
Osservando il Polo australe ipoteticamente si presume la trasparenza del piano dell’Equatore in cui è posizionato il cielo settentrionale.

In tale contesto vengono rilevate tre prerogative geometriche:

tutte le circonferenze tracciabili sulla sfera, orientate e di qualsiasi raggio, sono rappresentate con altrettante circonferenze; i cerchi massimi che passano attraverso il Polo Celeste Sud e Nord sono rappresentati con linee rette; gli angoli della sfera sono riportati sul piano senza distorsioni (proprietà nota con il termine di isogonismo).