Anno 6 - N. 18/ 2007


LA CASA DI GIANNETTO

ovvero un piacere di collezionista

di  Rosanna Veronesi




È difficile offrire una definizione esaustiva del collezionista, al di là della sua capacità di carpire con audacia l’oggetto, quasi fosse una riflessione atta a ricreare con piacere un’esperienza vissuta, fondamento ideale dell’umana esperienza.

La casa di Giannetto riassume una storia che si compie nella meccanicità dei singoli personaggi dai corpi ridotti e la completa dislocazione del mobilio in miniatura.

è una forza che sprigiona la scarica di energie psichiche che suggeriscono, al loro ideatore, l’ispirazione di uno spazio ideale e l’immaginazione utopica di altri mondi possibili.

Le gesta dei personaggi: Giannetto, sua sorella Frida, le amiche Armida e Gelda, vivono il luogo, la bella casa interamente costruita in legno, nella seconda metà dell’800, ciascuno vestito in modo adeguato, con gli abiti cuciti a mano compiuti nei gesti di antiche sarte e modiste che ripropongono lo stile in uso nell’epoca.

La casa, come si racconta, è tutta di legno con una facciata composta da finestre all’inglese e un portoncino a due battenti e mette a nudo lo stile rigoroso e inquietante. Sembra infatti che oltre la soglia, possa accadere di tutto per via del silenzio e della luce che vi penetra.

è una storia che riassume proscrizioni compiute nelle classi alte, in cui lo sguardo staccato del visitatore, entra per dar vita a quella cristallizzazione in cui i tipici personaggi si trasformano in attori antichissimi per far parte di un vitale scenario.

In cucina è inserito il tavolo da cucina siciliano, dipinto a mano con colori forti e un forno in metallo scuro (inizio anni ’90).

Sulla scrivania a ribalta con alette laterali inglese (anni ’30), sono appoggiati i piccoli libri completi di fermalibri in legno e varie miniature con oggetti d’uso quotidiano.

La pecorella settecentesca è in cera e il cagnolino dorato risale al secolo scorso; gli altri oggetti in porcellana e animaletti, ripropongono lo stile vittoriano

Il mobilio da giardino è in metallo dipinto (Germania fine ‘800) completo di tavolo e panchetta sulla quale è disegnato un cane dormiente. L’insieme è ingentilito da due sculture che simulano siepi fiorite in stagno, sempre dello stesso periodo e di fattura tedesca.

La camera da letto, ‘800 francese, di Giannetto, simula una vera e tipica stanza da notte. Oltre all’armadio, sono stati assemblati altri mobili, tra i quali, un bellissimo comò e un comodino con ripiani in vero marmo bianco venato; due sedie con imbottitura in seta, la poltroncina italiana anni ’30, il baule da viaggio francese a cannette; l’orologio tedesco in latta, inizio secolo scorso.


Nell’insieme, questa abitazione cerca di ricreare una sensazione lirica più realistica e tende a simulare la ricostruzione e conservazione della vita, in cui viene ritratta tutta la sua artificiosità, mentre, al tempo stesso, si vuole osservare la società in cui si ribadiscono i tipici aspetti culturali.

Quindi, conservare, raccogliere, collezionare piccoli personaggi per piccoli spazi, è come se si volesse dare atto alla trasformazione dello scenario, un prodotto unico e prezioso che nasce dall’esame di coscienza del quotidiano, gestito con particolare calore, emozione e affrontando il tema in cui avviene il fondamentale vincolo dell’individuo con l’universo.

Un universo in cui il collezionista accorda la riverente ammirazione per un mondo effimero e la professionale ricerca degli oggetti e dei desideri terreni, quasi fosse il prodotto perfetto della ragione suprema.

“La Casa di Giannetto” è parte integrante della collezione Eugenio Bardoni di Milano.