Anno 7 - N. 20/ 2008


STORIA DELLA MEDICINA

MARCELLO MALPIGHI LA NASCITA DELL’ANATOMIA MICROSCOPICA

Una vittima dell’oscurantismo dogmatico

di Francesco Piscitello



Papille fungiformi della lingua con la loro innervazione dal De lingua (1687)


Nello stesso anno in cui William Harvey pubblica il De motu cordis, il 1628, Malpighi nasce a Crevalcore, presso Bologna. La coincidenza è particolarmente significativa perché toccherà allo scienziato bolognese dimostrare l’esistenza di ciò che Harvey non aveva potuto far altro che ipotizzare: una via di passaggio del sangue dalle arterie alle vene, ossia ciò che noi conosciamo come vasi capillari. Se non si deve dunque a Malpighi la concezione di un percorso circolare del sangue, a lui si deve la scoperta dell’ultimo dettaglio anatomico ancora non osservato che completa l’insieme delle nozioni su cui si fonda la teoria circolatoria.

AMAREZZE E SODDISFAZIONI

Addottoratosi in Medicina a Bologna, a ventotto anni è già professore a Pisa, chiamatovi da Ferdinando II Granduca di Toscana che intendeva fare di quell’Ateneo la principale università italiana. Pochi anni dopo, nel 1659, torna a Bologna come docente straordinario di medicina teorica e poi come ordinario di medicina pratica e comincia a pubblicare le sue scoperte. Deve però affrontare l’aperta ostilità di molti colleghi. Paolo Mini, professore di anatomia, e Giovanni Sbaraglia, lettore di anatomia e medicina, due tra i più accesi nemici di Malpighi, lo irridono pubblicamente ed invitano addirittura gli studenti a disertare le sue inutili lezioni nelle quali “fole e pure invenzioni” fatte solo per “persone di poco cervello” pretendono di sostituire con le dimostrazioni al tavolo anatomico gli insegnamenti degli antichi, Galeno in primis.
L’atmosfera intollerabile di Bologna lo convince ad accettare, nel 1662, una cattedra a Messina che, ancora una volta, deve abbandonare quattro anni dopo a causa delle gelosie ed inimicizie che anche la città siciliana gli riserva. Non mancano però le gratificazioni: nel 1667 la Royal Society di Londra lo nomina corrispondente e pubblica i risultati delle sue ricerche nelle famose Transactions. Il prestigio acquistato non basta però a sedare gli animi dei suoi nemici, il cui astio, anzi, aumenta ancor più: nel 1689, come scrive in Compendio storico della scuola anatomica bolognese, una lettera pubblicata solo nel 1857, subisce l’assalto, nella sua villa di Corticella, da parte di due colleghi mascherati accompagnati da altri malfattori che fanno oggetto di scempio il suo studio e di percosse la sua persona (1).
Gli ultimi anni sono però, finalmente, caratterizzati dalla tranquillità e dal conforto della protezione del pontefice, Innocenzo XII, che lo nomina primo archiatra. Morirà nel 1694.

MALPIGHI E L’ANATOMIA MICROSCOPICA

Vi sono invenzioni destinate a far compiere alla conoscenza enormi passi avanti in un tempo relativamente breve. Quella del microscopio, per quanto riguarda le discipline mediche e biologiche, è senz’altro una di queste. Lo strumento – almeno quello caratterizzato da un obiettivo ed un oculare, il cosiddetto microscopio composto per distinguerlo da una semplice lente, il “microscopio semplice” appunto, già noto da molto tempo – era nato in Olanda probabilmente per merito di un fisico, Cornelius van Drebbel, che lo avrebbe concepito e costruito nel 1610 e fra i primi, importanti utilizzatori dell’innovativo ritrovato vi fu certamente Antoni van Leeuwenhoek (Delft, Olanda, 1632-1723): ma chi seppe trarne il massimo profitto fu certamente Marcello Malpighi.
Fino a buona parte del secolo XVII si pensava che il sangue, inzuppando, per così dire, il polmone, vi si mescolasse con l’aria proveniente dai bronchi. Ma, con le sue ricerche condotte al microscopio, Malpighi dimostra che i più piccoli bronchi terminano in minuscole vescicole e descrive così per la prima volta gli alveoli polmonari: è dunque in questi, ritiene in un primo tempo, che avviene la mescolanza. Successivamente però osservando il tessuto polmonare di rane e tartarughe che è strutturalmente più idoneo per questo tipo di studio, può dimostrare l’esistenza di fini connessioni tra i più piccoli rami arteriosi e venosi ossia i capillari. Queste connessioni non avvengono soltanto nei polmoni, avvengono anche fra le arterie e le vene del resto del corpo – la cosiddetta “circolazione sistemica” per distinguerla da quella polmonare – come aveva già osservato nel 1660 osservando il mesentere della rana: il sangue circola dunque in un sistema chiuso e il sangue non esce mai dal suo contenitore, l’insieme dei vasi sanguigni. Questi risultati furono pubblicati a Bologna con il titolo di De pulmonibus observationes anatomicae.
Nel De lingua dimostra la distinzione della parte esterna della lingua dallo strato reticolare, detto appunto strato di Malpighi, e descrive le papille alle quali attribuisce la funzione gustativa; nel De externo tactus organo anatomica observatio descrive le papille della pelle alle quali attribuisce la funzione tattile, in analogia con le papille della lingua, organo del gusto; nel De cerebro dimostra che la cosiddetta “sostanza bianca” è costituita da fasci di fibre delle quali individua uno dei collegamenti, quello tra cervello e midollo spinale; nel De viscerum structura afferma che la bile è secreta dal fegato e non dalla colecisti che ne è solo un contenitore, descrive la struttura della milza e ne osserva i corpuscoli che portano il suo nome come del resto lo portano i glomeruli e le piramidi renali: nel De renibus infatti descrive la struttura dei reni e ne intuisce la funzione di filtro.
Fino a quel tempo il sangue veniva considerato un fluido omogeneo, non organizzato, formato di alimenti «cotti» e di spirito vitale. Ma nel 1665 (2) Malpighi ne dimostra la struttura corpuscolata descrivendo delle piccole formazioni ovali appiattite che vi si trovano alle quali anzi attribuisce la causa della sua colorazione: gli atoma rubra, come le chiama, non sono altro che i globuli rossi. Successivamente, nel 1674, la scoperta verrà perfezionata da Leeuwenhoek che definisce la dimensione e le proporzioni di questi corpuscoli.
Il prestigio dello studioso bolognese nella Royal Society, dal 1667 quando viene accolto come corrispondente, è in continua ascesa.
Nel 1673 esce a Londra il suo De formatione pulli in ovo, una serie di osservazioni che a buon diritto possono considerarsi la fondazione della scienza embriologica, dove descrive i differenti stati dello sviluppo dell’embrione di pollo, riconosce l’area vascolare, il tubo cardiaco – precursore del cuore - e gli archi aortici, i somiti, le pliche neurali, le vescicole ottiche, le vescicole cerebrali. Osserva al contempo che l’abbozzo della formazione dei tessuti si può osservare solo nelle uova “gallate”, mentre in quelle non gallate non è mai dato di osservarla: dice così una parola autorevole perché supportata dall’osservazione (il maschio è quanto meno compartecipe dell’avvio del processo formativo del nuovo essere) nella disputa che oppone ovisti, preformisti e sostenitori di altre opinioni in tema di generazione.
Ma non basta: persuaso dell’utilità di gettare lo sguardo su tutti gli esseri viventi, si dedica anche allo studio dei vegetali. Ne nasce l’Anatomes plantarum (Londra1675-1679), nel quale vengono descritti le trachee, il libro, il midollo e viene anche riconosciuto nelle gemme (come nelle uova “gallate” sopra ricordate) l’abbozzo delle future parti della pianta e nel capitolo Quae in aliis vegetant della stessa Anatomes, oltre a descrivere le muffe, ne ipotizza anche il ruolo patogeno per la pianta infestata, un’intuizione che, in qualche modo, anticipa la microbiologia patogena(3).

L’IMPORTANZA DELL’OPERA MALPIGHIANA

Leeuwenhoek, viene spesso erroneamente confuso con l’inventore del microscopio. Questo non corrisponde alla realtà, come già visto: tuttavia egli apportò a questo strumento importanti miglioramenti fino a costruire un apparecchio capace di 266 ingrandimenti e con un potere risolutivo di 1,35 m., la qual cosa gli permise di raccogliere, in un territorio del tutto vergine come la ricerca microscopica, una grande quantità di osservazioni. Ma se, come lo definisce il Pazzini, egli fu soltanto un curioso (al quale peraltro vanno riconosciute importanti scoperte), Malpighi ha una visione complessiva della materia vivente, ha una concezione generale della biologia, e le sue ricerche non sono motivate dalla pura e semplice curiosità del momento, ma seguono un percorso logico, volto a confermare le sue ipotesi: l’atteggiamento caratteristico, cioè, del vero scienziato (4).
A lui va il merito non soltanto di molte scoperte, ma soprattutto quello di aver consapevolmente fondato discipline nuove come l’anatomia microscopica e l’istologia o l’embriologia: le sue ricerche sono guidate da un piano, da un progetto sistematico fondato su un’idea, su e non, come nel caso dell’olandese. Se nel 1651 William Harvey (Exercitationes de generationibus animalium) aveva sostenuto la tesi che anche gli animali non ovipari prendono origine da un uovo, egli trae dalle sue osservazioni la convinzione che questo principio vada esteso a tutti i viventi (omne vivo ex ovo, un’anticipazione del principio che Virchow formulerà due secoli dopo: omnis cellula e cellula): una legge universale, cioè.
Anatomico, fisiologo, embriologo, istologo, botanico, Marcello Malpighi è indubbiamente, fra le tante figure di spicco del suo secolo, quella che ha lasciato un’impronta tra le più significative nella storia del pensiero medico.

UN ERRORE DI MALPIGHI

Se la circolazione del sangue avviene in un sistema chiuso come avviene il contatto del sangue con l'aria dei polmoni? La risposta a questo interrogativo - e la sua stessa corretta formulazione - è impossibile nel secolo XVII che non dispone ancora delle conoscenze scientifiche necessarie: occorreranno i successivi sviluppi della chimica per chiarire la questione. A cosa servono dunque gli alveoli polmonari appena scoperti? Malpighi, con un ragionamento giusto, dà una risposta sbagliata: negli alveoli avviene la produzione del sangue che, secondo una convinzione del tempo alla quale lo stesso scienziato aderisce, è il risultato di una trasformazione del chilo che tutti ritengono invece avvenire nel fegato. Nel 1647 Jean Pecquet aveva dimostrato che il chilo viene immesso dai vasi chiliferi nel sistema venoso poco prima dello sbocco di questo nel cuore: ma a questo punto il sangue attraverso il fegato è già passato e la sua la tappa successiva sono proprio i polmoni. Dev'essere in questi dunque, e precisamente negli alveoli polmonari, che il chilo viene trasformato.

I DISCEPOLI

Marcello Malpighi ebbe discepoli illustri: fra i principali vanno ricordati Giorgio Baglivi (1668-1707) che fu forse il clinico più apprezzato del suo tempo, secondo archiatra pontificio accanto allo stesso Malpighi e che eseguì l'autopsia del maestro; Antonio Vallisneri (1661-1730), stimato membro della Royal Society, che, nel campo degli studi, si distinse nella teratologia e formulò l'ipotesi - corretta - che anche le malformazioni obbediscono a leggi precise; Antonio Maria Valsalva (1666-1723), grande studioso dell'orecchio e maestro di Giovanni Battista Morgagni.