Anno 7 - N. 21/ 2008


STORIA DELLA MEDICINA

Claude Bernard e la ricerca scientifica

"sopprimete l'ambiente o sopprimete l'organismo e la vita cessa, poiché esiste solo attraverso la loro interazione”

di Francesco Piscitello



Ritratto di Claude Bernard


Nato nel 1813 tra i vigneti del Beaujolais, Claude Bernard manifestò fin dalla primissima gioventù una grande predilezione per le lettere. Giovane tirocinante presso un farmacista di Lione, aveva già composto un dramma in cinque atti, l'Arthur de Bretagne: per fortuna della fisiologia, però, un critico letterario di Parigi al quale aveva portato il testo di un paio di commedie lo convinse a rinunciare alla ricerca di gloria attraverso la scrittura.
La filosofia dominante all'epoca, il positivismo di Auguste Comte (1798-1857), ebbe grande influenza sul pensiero del fisiologo francese, e questi a sua volta ne ebbe sulla ricerca biologica e medica successiva: L'Introduction à l'étude de la médecine expérimentale ha costituito il testo fondamentale per generazioni di medici e ricercatori.
Raggiunta la fama - alla sua morte nel 1878 ebbe funerali di stato - il letterato Claude Bernard ebbe la sua postuma rivincita sul medico: l'Arthur de Bretagne fu rappresentato a Lione nel 1887.

LA RICERCA

Abbandonate definitivamente le lettere (alla severità della critica si era aggiunto il fiasco della Lucréce, un altro dramma in cinque atti) nel 1839 lo troviamo all'Hôtel-Dieu di Parigi, collaboratore di François Magendie, e successivamente - dal 1841 al 1844 - al College de France, impegnato in attività sperimentali.
A quel tempo una concezione largamente condivisa nel mondo scientifico vedeva una simmetria speculare, relativamente alla nutrizione, tra il mondo vegetale e il mondo animale: le piante assumono dal terreno elementi semplici e li trasformano in sostanze complesse mentre gli animali assumono gli elementi complessi prodotti dai vegetali - direttamente o attraverso altri animali di cui si cibano - e li scompongono, eliminandoli poi in forma di sostanze semplici come ad esempio l'urea (1). Ma Claude Bernard voleva vederci più chiaro: come assume l'animale le sostanze complesse? Alla domanda cominciò a rispondere nel 1843 con la tesi di dottorato: Du suc gastrique et de son rôle dans la nutrition. Pur ritenendo ancora che lo stomaco producesse acido lattico e non acido cloridrico, la sua tesi conteneva numerose scoperte: l'azione della saliva, la scomposizione degli zuccheri vegetali in monosaccaridi semplici prima dell'assorbimento, l'azione enzimatica del succo gastrico. Conduce ancora esperimenti col curaro, dimo-strando che l'azione paralizzante si esercita non sulla fibra muscolare ma su quella nervosa che la innerva (nel 1866 Alfred Vulpian evidenzierà che il sito di azione del veleno è la placca motrice), dimostra che i globuli rossi esercitano la funzione respiratoria del sangue e che l'ossigeno non circola libero ma legato a una qualche sostanza presente nello stesso globulo rosso (nel 1857 E. F. Hoppe-Seyler individua questa sostanza nell'emoglobina), contemporaneamente a Brown-Séquard studia la funzione vasomotoria delle fibre nervose.
Si sa che carmina non dant panem: anche i carmina scientifici, non solo quelli letterari. I redditi del giovane ricercatore sono infatti piuttosto modesti. Così, nel 1845, sposa una donna ricca, Fanny Martin: il matrimonio, assai poco felice, si concluderà venticinque anni dopo con una separazione (2).
Nel 1852 succede a Magendie, ormai vecchio, al College de France e, anche grazie all'amicizia e alla collaborazione di un valente chimico, Charles-Louis Barriswill, può compiere una grande quantità di esperimenti sulle funzioni metaboliche specialmente in relazione ai glicidi, scopre che nel digiuno l'animale utilizza i suoi propri componenti corporei, studia il controllo neurologico sul metabolismo (riesce a produrre un "diabete artificiale" attraverso la puntura del IV ventricolo cerebrale).
Ormai famoso, ottiene nel 1854 la cattedra di Fisiologia Generale, creata appositamente per lui alla Facoltà medica di Parigi e da questo momento ricerche e scoperte non si contano: ma soprattutto si dedica alla riflessione filosofica sulla materia dei suoi studi e alla metodologia scientifica. Nell'ultimo ventennio si occupa quasi solo di problemi generali, come evidenziano anche i titoli delle monografie: Leçons sur les propriétés des tissus vivants, Leçons sur les phénomènes de la vie communs aux animaux et aux végétaux.


IL PENSIERO

Tanto gli studi sul sistema nervoso quanto quelli sul metabolismo si prestavano particolarmente alla riflessione sui meccanismi di regolazione delle varie funzioni dei tessuti, degli organi, degli apparati. Prendeva così gradualmente piede il concetto, che pur essendo fondamentale per un organismo la relazione con il suo ambiente, non lo era di meno l'equilibrio interno: anzi, il vero ambiente nel quale un organismo vive è quello interno, sono i liquidi (con i sali che vi sono sciolti) nei quali sono immersi cellule e tessuti. È dalla stabilità delle condizioni chimico-fisiche del miliéu interieur che dipendono l'equilibrio e l'armonia delle funzioni corporee, un concetto che anticipa di cinquant'anni l'idea di "omeostasi" di Walter Cannon.
Un approccio positivista ai problemi della biologia lo portò a respingere un'idea assai diffusa in quell'epoca (e non completamente abbandonata neppur oggi) di una "forza vitale" immateriale ma presente nella sostanza vivente che differenzia questa dal mondo inanimato: tuttavia, pur ritenendo da rigoroso determinista che i meccanismi della vita non violano mai le leggi della fisica e della chimica, egli non pensa in termini drasticamente riduzionistici vedendo piuttosto, nell'omeostasi del miliéu interieur, la condizione necessaria al dispiegarsi ordinato ed efficace dei fenomeni fisiologici.

LA VIVISEZIONE

Soprattutto nell'ottocento l'investigazione fisiologica impiegava un gran numero di animali da esperimento. Un giorno Claude Bernard portò in laboratorio un cane che aveva creduto randagio e se ne stava servendo per una ricerca che aveva in corso.
La bestiola tuttavia, nonostante le sporgesse dall'addome una cannula d'argento che il fisiologo le aveva infilato, riuscì a fuggire: poco dopo fu catturata da alcuni poliziotti che, esterrefatti, la riconobbero come il cane del commissario. Il seguito si può immaginare.
Ma la vivisezione fu materia anche di gravi dissidi in famiglia: la signora Fanny, attiva esponente della lega contro la crudeltà sugli animali, non gli perdonò mai le sue pratiche e questo non fu l'ultimo dei motivi a determinare la fine del matrimonio nel 1870 (*).

(*) Sterpellone L. op. cit

BEAUJOLAIS
La vite e il vino non sono soltanto un frutto e un suo derivato: sono una cultura. Una cultura che, per Claude Bernard, rappresenta un imprinting fortemente condizionante la stessa psicologia: pur impegnato nell'attività scientifica e con tutti gli impegni che comporta l'attività accademica parigina, non passa autunno in cui lo scienziato non torni nel Beaujolais, al paese natale di Saint-Julien presso Villefranche, per la vendemmia e la produzione del vino.

NOMI E COGNOMI

Se domandate a un milanese dove sia la via Alessandro Manzoni avrete indubbiamente la risposta, ma con un sorriso che commenta la vostra ingenuità di forestiero: lui la conosce come via Manzoni. Se invece gli domandate dove sia la via Gioia lo metterete in difficoltà: a meno che gli diciate chiaro che cercate la via Melchiorre Gioia.
Anche nella conversazione quotidiana alcuni personaggi vengono designati con nome e cognome (Giordano Bruno), altri col solo cognome (quanti sanno che Torquemada si chiamava Tomàs?), altri ancora col solo nome (Dante, Raffaello, Michelangelo).
Se a un medico domandate chi era Bernard vi correggerà: si chiamava Barnard, con la a, il chirurgo che per primo eseguì un trapianto cardiaco. Il fisiologo francese, infatti, gli è noto solo come Claude Bernard.