Anno 2 - N. 5 / 2003


salute OGGI come IERI

ACQUAMANIA

Acqua: bevanda minimalista e salutare, semplice ma di pregio, oggigiorno c’è un ritorno all’acqua come principio di benessere, non solo un’ “acqua” da bere ma acqua di diverse qualità e per nuovi culti

di Ambra Morelli




Che sete! Vivere in ambienti troppo secchi, il caldo dell’estate, ma anche la pratica dello sport fa aumentare il bisogno di bere. Bere, ma che cosa?

Il bere risponde sì ad una necessità fisiologica, ma più spesso ad un rituale sociale: ci si incontra per bere qualcosa insieme, si festeggia una cerimonia, si sottolinea un avvenimento brindando. Si beve e basta, oppure si beve per accompagnare un cibo. Se si beve in compagnia è considerato normale (è consuetudine!), se si beve da soli è visto come comportamento sospetto. Se si beve un alcolico in quantità modeste può essere salutare, se si esagera con le dosi, è sicuramente dannoso. Si beve, ci si disseta, si brinda ma con che cosa? Le varietà di bevande sono talmente numerose e ognuna tipicamente sottolinea un particolare evento, che apparire titubanti nel scegliere tra le varietà di un virtuale “catalogo” del beveraggio può essere imbarazzante.
Bibita, broda, drink, beverone, tisana, pozione, intruglio, nettare… tutti sinonimi di bevanda, ma ognuno con uno specifico significato, non solo relativo al contenuto del composto ma anche al messaggio che si porta dietro: positivo, negativo, naturalistico, magico, trendy oppure superato, dietetico, curativo, filosofico, anche “ritorno alla semplicità”. Ogni modo di bere identifica una persona, la caratterizza e sottolinea un modo di essere.
Se già la scelta è vasta, il campo è ulteriormente variegato dai più recenti soft drink (bibite zuccherine in genere), dagli attualissimi easy to drink (bevande a basso contenuto alcolico con acqua e succhi esotici), dai pop drink (bibite con vari componenti, per esempio la salsapariglia con proprietà depurative) sorta di bevande alternative alle bevande alcoliche e che in America sono consumate molto più del latte dagli energy drink (beveroni energetici per lo sport). Naturalmente anche i diet drink (bibite a ridotto contenuto calorico o senza calorie), e i liquid candy cioè beveroni con lo stesso gusto delle caramelle, del cioccolato, ecc.
Bibite e bevande di ogni genere ci invadono quotidianamente i frigoriferi e le dispense. Tutte bevande a base di acqua e poi zucchero o dolcificanti, aromatizzanti, coloranti, alcol, sali minerali, vitamine, ecc. Molte di queste ad elevato contenuto calorico, altre con un “modesto” contenuto alcolico ma pensate per il pubblico più giovane e di “spinta”- quindi per questo pericolose - verso il consumo di bevande “per adulti” più fortemente alcoliche. Bevande che campeggiano sulle nostre tavole, o presenti comunque nei nostri bicchieri quotidianamente, abituali perciò e non occasionali.
Bevande a base di acqua perché la sostanza di cui abbiamo necessità è proprio lei: l’acqua. Due litri circa al giorno per soddisfare le richieste del nostro organismo che, del resto, è per circa il 70% fatto d’acqua.
L’acqua dolce è l’elemento indispensabile per la vita sulla terra ed è la sostanza più diffusa sul nostro pianeta. Dall’acqua ha avuto origine la vita ed essa costituisce il principio essenziale della creazione. In particolare, l’acqua che sgorga dalla terra assume un valore religioso, sacro, come elemento primordiale che deriva dalla terra madre. Ad ogni latitudine, l’acqua è riconosciuta come fondamentale: in Polinesia è considerata materia prima fondamentale, in Cina l’acqua corrisponde al caos da cui tutto ha inizio, per gli alchimisti del medioevo l’acqua era ciò che scioglie tutto, ricchissima di energia.

“L’acqua è probabilmente l’unica risorsa naturale che interessa tutti gli aspetti della civiltà umana, dallo sviluppo agricolo e industriale ai valori culturali e religiosi radicati nella società” dichiara Koichiro Matsuura, Direttore Generale dell’ UNESCO.
Oggigiorno c’è un ritorno all’acqua come principio di benessere, bevanda minimalista e salutare, semplice ma di pregio, non solo un’ “acqua” da bere ma acqua di diverse qualità e per nuovi culti.
Acqua che, ormai, raramente beviamo di rubinetto, ma quasi esclusivamente di bottiglia perché percepita come “più salubre” e “di migliore qualità”. Acqua minerale, quindi, che per noi italiani è una questione culturale vista la ricchezza del nostro Paese di fonti minerali di pregio sparpagliate su tutto il nostro territorio. Con le circa 260 etichette siamo in assoluto il Paese più forte consumatore al mondo di acque in bottiglia, che rappresenta il più dinamico settore dell’industria alimentare anche a livello mondiale. Acque in bottiglia verso le quali siamo molto critici: siamo disposti a bere qualsiasi intruglio sotto forma di bibita ma siamo intransigenti sulla purezza e sulle caratteristiche dell’acqua, prodotto che, comunque sia, è una risorsa preziosa e sgorga dalla fonte dissetandoci senza scomodi apporti energetici.

Secondo il “Rapporto sullo stato di salute degli Italiani”, e non solo, la popolazione è sempre più grassa e non modifica il proprio stile di vita. Recenti campagne governative (proposte alla televisione e sui giornali) hanno presentato alla popolazione la differenza tra il benessere del normopeso e il malessere del sovrappeso, mirando ad un cambio di tendenza attraverso una riduzione della densità energetica di ciò che introduciamo. Allora, si potrebbe partire proprio dalle bevande.
In America l’obesità è dichiarata malattia sociale, a Washington la guerra ai cibi grassi e alle bevande gassate passa attraverso il Senato: l’invito di Bush è di bere più acque minerali, bibite naturalmente senza calorie, perché negli USA quando si ha sete, l’acqua è l’ultima bevanda presa in considerazione.

“Più acqua si beve e meno si rischia l’infarto” è il risultato di uno studio condotto per sei anni alla californiana Loma Linda University: quindi bere acqua fa bene.
In Italia del resto, secondo la categoria dei commercianti, le bevande più vendute nei bar al momento sono birra e Coca-cola, ma anche le mode cambiano e se si riesce a far diventare la semplice e sempre validissima acqua la bevanda “cult”, magari si riesce almeno a ridurre l’introito calorico medio giornaliero, e non di poco. L’acqua da passeggio, cioè le minibottiglie da borsetta, quelle con tappo a doppia valvola che assicura la chiusura, è già una moda. Sull’onda del modello degli “wine-bar” nascono gli “water-bar” che, dopo l’esperienza americana e del nord Europa, provano a lanciare l’idea anche a Roma. Gli water-bar offrono un vasto numero di etichette, così come per il vino, perché ogni acqua ha le proprie caratteristiche e il proprio sapore e una propria “personalità” e quindi come per i vini, si può pensare anche ad un abbinamento di sapore con i cibi: l’”Associazione degustatori delle acque minerali” (ADAM) ha già organizzato, a tal fine, un corso per formare i primi degustatori. In fondo, non è una cattiva idea restituire all’acqua la dignità di bevanda per eccellenza, anche in considerazione del fatto che, sotto il patrocinio delle Nazioni Unite, il 2003 è stato dichiarato anno internazionale dell’acqua (“International Year of Freshwater) e almeno per quest’anno si potrà suggerire di bere acqua per placare la sete senza, per questo, sentirsi poco creativi o al di fuori del tempo.