Aspettando Verona 2008

Sin dalla data della nascita della manifestazione, la Fiera è stata un po’ lo specchio e la vetrina del Paese





  Negli anni Trenta la fiera cresce. Nel ’37 gli espositori sono saliti a 850, per 1500 ditte rappresentate, e vengono venduti 5500 dei 6000 cavalli esposti.






di  Rodolfo Lorenzini


Anche quest’anno si ripete il rito di Fieracavalli. È un anno importante, con due compleanni, visto che la manifestazione Fieristica compie centodieci anni essendo nata il 14 marzo 1898 e che dal 1948 si svolge nella attuale sede di Borgo Roma.
Sin dalla data della nascita della manifestazione, la Fiera è stata un po’ lo specchio e la vetrina del Paese. Non solo dal punto di vista equestre (già nel 1900, i cavalli giungono da Prussia, Russia e Ungheria), ma anche come sede privilegiata per la presentazione di tecnologie innovative.
Nel 1899, per esempio, ospita il primo congresso automobilistico indetto dall’Automobile Club d’Italia, e così nasce, a Verona, il Codice della Strada e l’organizzazione distributiva. Tra i partecipanti alla rassegna arriva anche il cav. Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat, con un “quadriciclo a due posti”. Nel 1909 l’avvenimento clou della rassegna è una grande gara di palloni aerostatici.

Il 1921 è l’anno del grande pilota Tazio Nuvolari, che vince la Coppa Verona, gara automobilistica organizzata tra le manifestazioni della Fiera. Il 1922 è l’anno del boom della meccanizzazione agricola, ma insieme al progresso della trazione meccanica progredisce anche lo spazio dedicato ai cavalli. Nel 1925, per l’apertura della fiera, si inaugura l’elettromotrice sulla Verona-Caprino-Garda, importantissimo passo in avanti nell’industria delle comunicazioni ferroviarie del tempo. Nel 1927 tornano le automobili, in un Salone a loro dedicato nell’ambito di Fieracavalli.





Negli anni Trenta la fiera cresce. Nel ’37 gli espositori sono saliti a 850, per 1500 ditte rappresentate, e vengono venduti 5500 dei 6000 cavalli esposti. Nel 1940 la fiera si apre mentre il mondo è in guerra, ma la drammatica situazione internazionale non sembra scalfire il successo della manifestazione, che si chiude addirittura con un giorno d’anticipo, perché sono stati venduti tutti i 6000 animali presenti, con un giro d’affari di 22 milioni di lire dell’epoca.
Questi numeri costituiscono un po’ l’apogeo della presenza del cavallo nella vita sociale italiana; prima che la fine del conflitto lo releghi tra le cose non più fondamentali, neanche nella realtà rurale e contadina. Che vive negli anni del dopoguerra lo sviluppo economico e una notevole crescita dell’agricoltura, che porterà il cavallo ad essere sempre più emarginato dalla vita dell’uomo. E che è attratta ormai dalle chimere consumistiche degli anni sessanta e che tanto influiranno sulla cultura del nostro paese. Basti pensare che il patrimonio equino nazionale passa in circa 20 anni dal milione e 300mila capi dell’anteguerra ai 350.000 esemplari degli anni sessanta-settanta.
Nel 1948, la kermesse festeggia il mezzo secolo nella nuova sede di Borgo Roma, e nel 1950 si parla già di Fiera Internazionale.





Nella grande e tumultuosa rinascita del mondo equestre che ancora oggi in molti settori non ha trovato precisi indirizzi programmatici Fieracavalli sin da subito si ritaglia il ruolo di mantenerne in vita le tradizioni più nobili ed antiche e nello stesso tempo di cogliere gli aspetti più innovativi, dall’ippoterapia al trekking a cavallo, per proporli ad un pubblico di appassionati sempre più numeroso e qualificato.
Con questo canovaccio ci si appresta a vivere questa ulteriore tappa della kermesse fieristica Veronese. Il programma si presenta ricco di eventi che cercano di intercettare ed interpretare gli interessi di un pubblico che varia dagli appassionati delle discipline sportive classiche, quali il salto ostacoli, agli allevatori, ai tanti appassionati che hanno scelto il cavallo come compagno del tempo libero. Particolare attenzione e spazio sono dedicati al Salone del Bambino in cui vengono proposte iniziative, attività didattiche e ludiche, spettacoli e musica legati al particolare rapporto che nasce tra i bambini e il cavallo ed al salone del Turismo.
Su questo tema è necessario fare una riflessione. È questo un settore infatti che, oltre a risentire gli effetti negativi della crisi in cui si trova il comparto turistico del nostro Paese, è ancora alla ricerca di una adeguata strutturazione che ne consenta il reale sviluppo e la reale possibilità di produrre economie sostenibili. I problemi più rilevanti sono costituiti dalla mancata presa di coscienza degli Enti territoriali che, seppur numerosi a Verona, considerano il cavallo più un vettore mediatico da utilizzare come spot, piuttosto che un settore cui riconoscere un potenziale produttivo ed anche di tutela del territorio in grado di stimolare politiche e scelte territoriali locali di grande valenza culturale. Un gap che è necessario colmare velocemente con un piano organico di rilevanza nazionale e regionale associato a programmi di formazione degli operatori e di recupero culturale indirizzato soprattutto alle giovani generazioni. E poi ancora tante cose interessanti tra i padiglioni della Fiera: i saloni delle associazioni (cavallo spagnolo, cavallo arabo, cavallo italiano, western), e poi i saloni commerciali e di immagine.
Ricchissimo anche il programma dei convegni e delle attività scientifiche in cui molti temi sono incentrati sugli aspetti del benessere del cavallo e sul rapporto uomo-cavallo-ambiente.