Sarà la Sicilia il primo Parco Equestre d’Europa?

Riflessioni sull’incontro stampa organizzato presso lo stand della Regione Siciliana a Fieracavalli 2008





  Sarebbe interessante poter verificare sul campo quante delle cose proposte a Verona in questi anni sono diventate realtà effettive o perché non si sono realizzate. Verona ha acquisito ormai il significato di luogo simbolo, “medium” e veicolo mediatico nello stesso tempo, dotato per chi vi partecipa da protagonista, ovviamente a pagamento, anche di forti attrazioni “fatali” ed autoreferenziali.






di  Rodolfo Lorenzini


A Verona Fieracavalli il cavallo è centrale ovviamente. Ed in questo universo il Padiglione del Turismo offre ogni anno tutta una serie di iniziative reali e potenziali legate a questo mondo; Ippovie, Associazioni, Enti Locali che a Verona propongono, ma soprattutto si propongono all’attenzione del pubblico e dei media.

Sarebbe interessante poter verificare sul campo quante delle cose proposte a Verona in questi anni sono diventate realtà effettive o perché non si sono realizzate. Verona ha acquisito ormai il significato di luogo simbolo, “medium” e veicolo mediatico nello stesso tempo, dotato per chi vi partecipa da protagonista, ovviamente a pagamento, anche di forti attrazioni “fatali” ed autoreferenziali.

È così che molti Enti e molte iniziative appaiono e scompaiono, per poi riapparire; quasi che il cavallo conduca i protagonisti, attori e minori, in una sorta di giostra equestre in cui alla vista dello spettatore immobile si ripresentano con ritmica cadenza le stesse immagini. Sempre uguali, immutate, nel tempo che inesorabilmente trascorre. È questo uno degli aspetti tristi della manifestazione fieristica; i butteri che, dalla loro riscoperta negli anni ’70, non riescono a scrollarsi di dosso il folklore ed a riappropriarsi delle proprie tradizioni secolari; le associazioni monologanti e sempre più incapaci di dialogare per costruire una seria piattaforma di lavoro comune (e tanto ce ne sarebbe da fare); gli Enti Locali che, riscoprendo ciclicamente il cavallo e le sue valenze mediatiche, lo utilizzano come uno spot, ma fanno poco in concreto per rilanciarlo veramente.

In questo panorama tra i progetti che appaiono più innovativi sotto il cielo del Padiglione 4 – Turismo – è da considerare quello che prevede l’identificazione di aree così legate antropologicamente e culturalmente al mondo del cavallo, da poter costituire ed aggregare una matrice sociale e territoriale denominata Parco Equestre d’Europa.

Il progetto è una evoluzione del network Ippovia Italia ideato e gestito dalla Società Italiana del Cavallo e dell’Ambiente onlus, che ha al suo attivo già rilevanti risultati nella infrastrutturazione territoriale finalizzata allo sviluppo del turismo equestre.

L’idea di aderire al progetto e svilupparne le fasi operative interessa fortemente gli amministratori della Regione Siciliana in quanto la Sicilia ha tutte le caratteristiche per potersi connotare come il primo Parco Equestre d’Europa.


Cavallo siciliano indigeno





Per parco equestre territoriale si intende una connotazione su base socio-economica e culturale di un territorio in cui uomini e cavalli hanno sempre convissuto in sinergia. Per fare un esempio altri Parchi equestri d’Europa potrebbero essere in Italia la Sardegna, l’Abruzzo, la Puglia; in Europa la Camargue e l’Andalusia.

Oggi Parco equestre significa privilegiare nei territori vocati al turismo verde le valenze di questo rapporto con il cavallo e metterle al centro di strategie di progetti che possano essere significativi per lo sviluppo sostenibile del territorio.

Molti degli ingredienti in Sicilia sono già disponibili e naturali; la grandiosità del Paesaggio, la libertà del movimento sul territorio garantito da una grande rete viabile di strade non asfaltate; l’assenza quasi totale di recinzioni e costrizioni che rendono la fruibilità delle aree verdi quasi totale in simbiosi con il territorio e l’ambiente. La possibilità, muovendosi per aree interne ai Parchi, di raggiungere borghi e Paesi che si trovano sui limiti perimetrali delle zone protette.

La grande componente di spiritualità che fa parte del cavaliere turista equestre e che trova in questa regione la sua piena soddisfazione. Il ruolo dei luoghi di culto, meta di pellegrinaggi che promossi attraverso il cavallo possono avere qui, in Sicilia la definizione dei primi prodotti turistici tematici dedicati interamente alle vie della fede.

Gli obiettivi da perseguire nella fase progettuale per rendere funzionale la fruizione della maggior parte del territorio siciliano al turismo equestre sono:
- Il completamento, il miglioramento e l’adeguamento della rete viabile equestre alle strutture ricettive per l’ospitalità dei cavalli e dei cavalieri sul territorio;
- La messa in rete all’interno del sistema viabile di tutte quelle valenze che possano avere un significato ed un valore forte, inteso come fattore di identificazione territoriale, dal punto di vista mediatico e di richiamo dell’attenzione dei media verso la Regione Sicilia;
- La messa in rete anche dei punti di promozione negli specifici territori delle produzioni tipiche.
- La messa a sistema di tutte quelle strutture che nel tempo sono state pensate e realizzate come sostegno alla attività equestri ed oggi non trovano un’adeguata collocazione in un contesto ricettivo.

Gli strumenti e le azioni passano attraverso:
- Formazione degli operatori, anche attraverso le risorse del fondo sociale, per la formazione delle specifiche professionalità necessarie alla realizzazione del progetto. Non solo guide, ma anche allevatori, maniscalchi, sellai. Operatori che ad attività integrativa di occupazioni agricole aziendali possono essere idonei a fornire punti di assistenza e di appoggio sul territorio;
- Identificazione di strategie atte a valorizzare il patrimonio di strutture equestri regionali oggi inutilizzato. Si può pensare per esempio alla creazione di scuole estive di pony club per tutti i ragazzi che frequentano i pony club durante il periodo scolastico e che durante il periodo estivo abbandonano l’attività. Tali strutture potrebbero poi diventare dei poli di rilevanza nazionale per l’organizzazione di specifici corsi o convegni o manifestazioni;
- Lo stimolo a creare dei circuiti virtuosi in termini di allocazione delle risorse. Ad esempio una forma di contributo al settore potrebbe essere anche per l’acquisto di cavalli che sono però allevati ed addestrati in ambito regionale o territoriale del Parco equestre;
- L’integrazione di questa scelta culturale con altre connotazioni culturali forti ad esempio con la viabilità del territorio quali i percorsi della transumanza e di pellegrinaggio;
- La promozione allo sviluppo di una integrazione forte delle valenze che connotano il turismo verde: Azione, cultura, enogastronomia edonismo (dove per questo si intende artigianato, tradizione arte);
- Il trasferimento e l’integrazione di questo modello di sviluppo anche ad altri settori di fruibilità quali l’escursionismo a piedi ed in mountain-bike;
- Non ultimo il ruolo educativo che l’attività equestre adeguatamente trasformata in una materia scolastica nelle scuole, medie e superiori, può avere sulla formazione dei ragazzi. Non solo dal punto di vista fisico atletico, ma soprattutto proprio grazie al grande “mediatore” che è il cavallo, di amore e rispetto per i viventi, per l’ambiente per la natura.